Il conflitto e la mediazione
Con l’attuale legislazione si è offerto ai cittadini uno strumento agile, ma efficace per risolvere controversie, che altrimenti richiederebbero tempi lunghi, costi significativi e stress prolungato: si tratta dello strumento della mediazione.Eppure questo strumento procedurale nonostante i suoi indubbi vantaggi tenta a decollare perché ancora non radicato nel contesto sociale italiano.Si è soliti dire che prevenire sia meglio che curare ma nel quadro della giustizia questa regola che vale più che in altri settori non sembra esistere.Si va dal proprio legale solo quando le cose sono precipitate o solo quando la causa è ormai inevitabile.E su queste basi la mediazione è sicuramente un modo per risolvere i problemi e prevenire le cause.
Vediamone prima di tutto, per capire di cosa si parla, i capisaldi:
– è obbligatorio tentare di risolvere una lite di fronte a un mediatore prima di avviare un’azione civile in un numero importante di materie: condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, responsabilità medica e sanitaria, diffamazione, contratti assicurativi, bancari e finanziari.
– il primo incontro, gratuito per tutti, ha lo scopo di spiegare alle parti la funzione e le modalità di svolgimento della mediazione. Durante questo primo incontro il mediatore invita poi le parti e i loro avvocati a esprimersi sulla possibilità di iniziare la procedura di mediazione e, nel caso positivo, procede con lo svolgimento, subito o in un successivo incontro. Per chi va oltre il primo incontro, i costi della mediazione sono molto contenuti rispetto ad una procedura giudiziale e con un recupero, come credito d’imposta, di una parte significativa di quanto speso.
– al primo incontro e agli incontri successivi, fino al termine della procedura, le parti devono partecipare con l’assistenza dell’avvocato. Questo è un vantaggio per i cittadini in quanto l’accordo che sia stato sottoscritto dalle parti e dagli stessi avvocati costituisce titolo esecutivo, senza più bisogno di rivolgersi al Tribunale. Ha quindi lo stesso valore di una sentenza perché consente di promuovere un’esecuzione forzata nei confronti della parte che non rispetti l’accordo.
– la procedura di mediazione ha una durata non superiore a tre mesi, salvo diversa volontà delle parti, durata veramente breve se confrontata con i tempi di una causa civile.
– il giudice può trarre argomenti di prova contro chi non si presenta a mediare senza giustificato motivo, ma soprattutto condanna al pagamento di una somma di importo corrispondente al contributo unificato, nel processo successivo. Il giudice, inoltre, può persino ordinare la mediazione per tutte le cause pendenti e anche in appello.
– costi e tempi della procedura sono certi e prestabiliti dalla legge e sono molto più contenuti rispetto ai costi di una causa civile affrontata in tribunale. Le spese sostenute dalle parti sono regolate da una precisa disciplina che mette in corrispondenza valore della lite e costo della procedura.
– alle parti che corrispondono le spese per il procedimento di mediazione è riconosciuto, in caso di successo della mediazione, un credito d’imposta fino a concorrenza di € 500 e, in caso di insuccesso della mediazione, fino a € 250. In pratica, per buona parte delle controversie la mediazione risulterà, alla fine, gratuita. Inoltre il verbale di accordo è esente dall’imposta di registro sino alla concorrenza del valore di € 50.000.
Si parlava poc’anzi che la mediazione è il modo di prevenire una causa quest’ultima di per sé conflittuale.
L’idea corrente di conflitto nella nostra società è quella di un evento percepito come doloroso, logorante, pericoloso e dunque, in quanto tale, senz’altro da evitare.
Quando non è possibile evitarlo, allora bisogna risolverlo e ciò significa, il più delle volte, imporre se stessi, la propria idea, le proprie condizioni a discapito dell’altro, dell’altrui opinione, dei diritti altrui.
Vincere o perdere. Queste sono le alternative disponibili in una prospettiva certamente distruttiva del conflitto.
E’ possibile tuttavia approdare ad una diversa prospettiva del conflitto e della sua gestione. Una prospettiva nella quale la comunicazione, il dialogo, il desiderio di mantenere o trasformare una relazione, possono prevalere sulla paura, sul dubbio, sulle incertezze di sapere affrontare una situazione per molti versi rischiosa.
Ecco che serve allora uno spazio, un luogo, una realtà terza rispetto a quella conflittuale, in cui sia possibile offrire alle parti, quella necessaria serenità, quelle condizioni per esprimere liberamente i propri timori e desideri, sentendo di essere accompagnate senza forzature verso una soluzione che già risiede in loro e che tuttavia da sole non riescono a trovare.
Ecco cos’è la mediazione.
Tecnicamente, dunque, possiamo definire la mediazione come un processo caratterizzato dall’intervento di un terzo professionista, il cui compito è quello di facilitare e assistere la negoziazione tra le parti confliggenti, al fine di sanare, risolvere, trasformare un conflitto che le riguarda ed approdare ad una soluzione per entrambe soddisfacente.
Una buona mediazione deve essere fondata sulla massima chiarezza e su una comunicazione efficace, essendo prevalentemente orientata alla raccolta di informazioni, alla ricostruzione degli interessi controversi, agli obiettivi delle parti, alle possibili zone di convergenza degli interessi, al fine di realizzare soluzioni che risolvano la controversia. Il ruolo comunicativo e di relazione del mediatore è determinante in tutte le fasi del percorso di mediazione. Egli non impone comportamenti, ma sollecita e facilita la comunicazione; deve essere un ponte tra le parti al fine di condurle l’una verso il riconoscimento dell’altra, nell’ambito di un confronto sereno e senza pregiudizi.
Il mediatore deve adoperarsi per costruire e mantenere sempre ben salda un’atmosfera di fiducia, tale che le parti siano sempre in grado di esprimersi liberamente, per giungere ad una soluzione consensuale, grazie alla quale entrambe si ritengano soddisfatte.
Sul piano tecnico e procedurale occorre partire dal presupposto che la mediazione è un processo libero e spontaneo e quindi il suo svolgimento non può che essere caratterizzato da una indispensabile flessibilità, la stessa che deve avere il mediatore, il quale se da un lato deve mantenere un certo distacco, al fine di evitare inopportuni coinvolgimenti, dall’altro deve facilitare la comunicazione e quindi entrare in empatia con le parti.