Gli errori giudiziari costano ma a Noi contribuenti e non a chi li commette. Nel corso degli anni lo Stato ha dovuto sborsare risarcimenti milionari per gli indennizzi aventi valore riparatorio . Dal Dopoguerra ad oggi oltre 4 milioni di persone sono state vittima di errori giudiziari e ne hanno subito le conseguenze.
Tale trappola giudiziaria non ha risparmiato nessuna: ingiuste detenzioni, uomini e donne che sono finiti processati anche se poi assolti. Chi non ricorda il caso mediatico di Enzo Tortora?
Sono circa 50 mila, infatti, i cittadini che hanno ricevuto l’ indennizzo per ingiusta detenzione per una spesa complessiva che tocca quasi i 600 milioni di euro. Ma queste cifre in realtà, in difetto, non sono reali in quanto vanno considerati anche coloro che presentano domanda ma se la vedono poi rigettata e, sappiamo bene, come comunque tali domande non siano facili da accogliere in quanto la categoria giudica la categoria. Corrisponderebbero solo ad un terzo, al massimo due terzi, le domande che hanno un esito positivo. Anche il dato complessivo degli esborsi è esorbitante: oltre mezzo miliardo di euro. Per errori giudiziari lo Stato (quindi NOI) ha sborsato dal 1991 a oggi ben 575.698.145 euro. Ciò è inconcepibile non tanto perché vengono commessi errori ma perché di questi errori poi il dazio lo pagano i cittadini. Se errare è umano è anche vero che “chi sbaglia paga”. Ma non è così per la categoria dei magistrati che con i loro giudizi a volte superficiali, a volte negligenti e comunque errati dispongono della vita delle persone. E non si tratta solo di persone tratte ingiustamente in arresto ma anche di persone che si sono viste condannate ingiustamente in sede civile ed hanno dovuto chiudere attività o perso la casa per l’errata sentenza ( come è noto la sentenza civile è provvisoriamente esecutiva e i tempi per proporre un appello, ad esempio, oggi variano dai 4 ai 5 anni).Fonti del Ministero dell’Economia e delle Finanze riferiscono che negli ultimi due anni, gli importi liquidati e le domande di risarcimento sono nettamente diminuiti quali conseguenza diretta della ridotta disponibilità finanziaria sui capitoli di bilancio, con ulteriore probabile effetto di una stretta nella valutazione delle istanze di risarcimento.Quindi ingiustizia si cumula ad ingiustizia. Ed in effetti nelle Procure e nei Tribunali di cose strane ne accadono eccome! Bisognerà quindi armarsi di pazienza e rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sperando che fuori Italia il concetto di giustizia sia più conosciuto che qui.