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Il padre può ottenere l’assegnazione della casa familiare?

IL PADRE PUO’ OTTENERE L’ASSEGNAZIONE DELLA CASA FAMILIARE ?

La separazione e le sue problematiche per il padre

Uno dei più rilevanti problemi quando ci si separa è la perdita della casa familiare. Se infatti uno è proprietario di una abitazione e magari sta ancora pagando il mutuo ed in quella casa viveva con la sua famiglia, prima della separazione, una volta separato c’è il concreto rischio che veda assegnare la propria casa all’altro coniuge, perdendo di fatto la disponibilità della abitazione ma dovendo continuare a pagare il mutuo e le spese di manutenzione straordinaria.

Perché si assegna la casa familiare?

L’assegnazione della casa familiare è un principio giuridico posto a tutela dei figli minori e quindi si può chiedere SOLO se vi sono figli minori e/o figli, seppur maggiorenni, che stiano ancora studiano e non sono autosufficienti.
Quello che la legge vuole garantire è che la separazione già di per sé traumatica non aggravi ancor più la situazione nei confronti dei figli continuandoli a farli abitare nella abitazione in cui, prima della rottura del rapporto, vivevano.
Quindi la casa familiare viene assegnata al genitore collocatario del figlio minore, e cioè dove il figlio risiede.
Al 90% il genitore collocatario è sempre la mamma in quanto figura comunque ritenuta più rilevante nella crescita dei figli. Non che non lo sia anche il padre ma, come si dice, la mamma è sempre la mamma! E’ un concetto mutuato dalla nostra cultura ove l’uomo era colui che andava a lavorare e la moglie restava a casa ad accudire i figli. Oggi non è più così ma questa immagine radicata nella nostra cultura si riversa poi anche nelle decisioni del Tribunali.

Quando il padre può ottenere l’assegnazione della casa familiare?

Ma allora il padre separato non può mai ottenere l’assegnazione della casa familiare?
Il padre può ottenerla ma in una percentuale di casi bassissimi ed ipotesi particolari.
Nella mia esperienza professionale sono riuscito a far ottenere la casa familiare al padre e mi ricordo principalmente due casi che possono essere adatti per far capire come muoversi: uno riguarda una azione preventiva volta ad ottenere una dichiarazione di assegnazione poi ed una è inerente ad una strategia processuale.
Si deve tener ben a mente che casa familiare è la casa dove la famiglia ha continuato a convivere sino a che non interviene la sentenza di separazione.
Se uno dei coniugi se ne va definitivamente di casa questa non è più casa familiare e a distanza della fissazione della udienza di separazione ( di solito a distanza di mesi) si avrà ragione di sostenere che non si può più parlare di casa familiare, eludendo il provvedimento di assegnazione.
In un caso che mi è capitato si agì proprio in questo modo.

Vediamo due casi pratici per comprendere meglio la questione

Un mio assistito era stato buttato fuori di casa dalla moglie da un giorno all’altro. Gli consigliai di rientrare in casa in qualche modo magari con la scusa di prendere la propria roba e di avere nervi ben saldi in quanto comunque avrebbe dovuto affrontare una situazione non piacevole. Questo mio cliente seguì il consiglio, riuscì ad entrare in casa ed una volta dentro dichiarò alla moglie che non se ne sarebbe andato perché quella era anche casa sua. La moglie andò su tutte le furie e chiamò anche i carabinieri i quali intervennero ma non poterlo far nulla proprio in quanto il mio assistito non stava violando alcuna legge: voleva stare in casa sua e non vi era alcun provvedimento del giudice, al momento, che lo vietasse! La moglie, andò, su tutte le furie e proferì una frase che le sarebbe costata molto cara in seguito: me ne vado io perché con lui non ci dormo! E così fece! I figli vollero seguire la madre che andò a vivere dai suoi genitori. Quando venne fissata poi l’udienza di separazione a mesi di distanza il Tribunale non potè che prendere atto che quell’immobile non era casa familiare e quindi il marito riuscì a continuare ad abitare nella proprie abitazione.
Altro caso invece riguardava un padre che si era sempre dedicato al figlio seguendolo negli studi, portandolo a fare sport ecc. La mamma invece era sempre risultata più distaccata e meno coinvolta dagli interessi del figlio ed anzi rimproverava il marito di stargli troppo dietro.
I due si separano e viene fissata udienza di separazione.

Si fece un primo incontro con il legale di controparte che difendeva la moglie, per vedere se era possibile trovare un punto di incontro, il quale, mi ricordo ancora le sue parole, mi disse, in merito alla assegnazione della casa coniugale: “ tanto la casa la perdete perché c’è giurisprudenza pacifica che l’assegnazione va alla mamma”. Mi ricordo che a quell’affermazione risposi con molta tranquillità che se così fosse stato lo doveva dire un Tribunale e che quindi saremmo andati avanti.
Se oltre 20 anni di esperienza in ambito legale mi hanno insegnato qualcosa è che, in tribunale, non bisogna mai dare per scontato nulla e i fatti poi mi diedero ragione.
Alla prima udienza presidenziale di separazione dissi al padre che poiché il figlio voleva stare con lui perché in effetti era la figura genitoriale più presente bisognava trovare il modo di sottolinearlo nel giudizio e mettere il giudice con le spalle al muro. Infatti la sola dichiarazione di questi fatti nel proprio atto difensivo sarebbero state parole al vento ed il tribunale avrebbe adottato, pertanto, il solito provvedimento standard assegnando la casa alla mamma senza nemmeno indagare ed anche se lo avesse fatto con provvedimento urgente del Presidente in realtà la casa ce la dovevamo dimenticare.
Bisognava agire di anticipo e fare l’effetto sorpresa.
Punto fondamentale che giocava a nostro favore era il fatto che il minore aveva 15 anni e per legge vi era l’obbligo di sentirlo da parte del giudice se richiesto.
Ma la semplice richiesta avrebbe messo a rischio i diritti del mio cliente in quanto poteva accadere che intanto il giudice assegnasse la casa alla mamma e la richiesta venisse in secondo piano: purtroppo i tribunali sono pieni di decisioni sbrigative e superficiali volte più a togliersi di mezzo il problema che ad indagare davvero sulle ragioni delle parti.
La mattina dell’udienza il mio assistito si presentò in giudizio e venne accompagnato dalla sorella la quale aveva in macchina anche il figlio. Feci pertanto subito presente al Presidente che l’assegnazione della casa sarebbe dovuta andare al padre perché era lui la figura genitoriale rilevante e che gli avrei dato prova immediata di questo in quanto era presente proprio il figlio e lui stesso se ne sarebbe potuto accertare.
Con tutte le modalità protette del caso il giudice ascoltò, pertanto, il figlio che confermò la verità dei fatti e cioè che il padre era colui che lo seguiva sempre nelle proprie attività.
Fu così che ottenni l’assegnazione della casa familiare a favore del padre.

Concludendo…

Come si può capire da quanto sopra scritto i casi in cui la casa familiare può venire assegnata al padre ci sono anche se in misura minore.
Per ottenerla bisogna cercare di mettere i tasselli al posto giusto e farlo sin dal primo momento in cui si palesa l’intenzione di separarsi: attendere potrebbe essere deleterio.

Quindi quando si ha il sentore che le cose vadano male e che è probabile che presto si potrebbe giungere alla rottura del rapporto agire anticipatamente può essere ciò che farà la differenza tra un padre ridotto sul lastrico dalla separazione ed uno che comunque potrà tirare avanti con la sua vita.

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