Una signora benestante – A.P. – aveva sottoscritto un preliminare per l’acquisto di un’abitazione in un complesso residenziale che una società di Perugia avrebbe dovuto costruire entro un anno.
Al momento del preliminare A.P. aveva versato 80.000 euro a titolo di caparra.
Trascorsi alcuni mesi dalla sottoscrizione del contratto A.P. non aveva più notizie sullo stato di avanzamento lavoro e si iniziava ad insospettire anche in quanto attendeva di essere chiamata per la scelta dei materiali di cui al capitolato.
Recatasi sul cantiere, infatti, A.P. constatava che i lavori si erano fermati.
A.P. decideva pertanto di rivolgersi dall’Avv. Bartolini al fine di veder tutelati i propri diritti.
Stante la possibilità che la società venisse messa in liquidazione e vista la limitata responsabilità nel caso delle società di capitali (srl) si decideva di agire sia su un piano civile, proponendo una azione monitoria dinanzi al Tribunale e richiedendo il doppio del prezzo versato e sia in sede penale per il reato di truffa.
Il Tribunale civile accoglieva la richiesta e condannava la società costruttrice al pagamento di euro 160.000 oltre spese in favore di parte acquirente la quale si vedeva, pertanto, aggredita sia da una fase esecutiva e da una successiva istanza fallimentare, sia da un procedimento penale nei confronti dell’amministratore della società il quale avrebbe risposto personalmente con i suoi beni.
Alla fine A.P. riusciva così a ottenere non solo la restituzione dei soldi spesi ma bensì il doppio, rimettendo poi la querela a fronte del pagamento.
Questo caso è particolarmente interessante in quanto è la dimostrazione di come per difendere i propri diritti sia necessario, a volte, agire su due piani diversi e cioè sia sul piano penale che civile. Nel caso esaminato solo il coordinamento tra le due azioni ha potuto portare al risultato ottenuto.