L.R. aveva prestato 30.000 euro ad un suo conoscente -L.A.- che voleva aprire un negozio di parrucchiere in Versilia. In realtà il prestito non era fine a sé stesso ma era stato elargito in quanto L.R. voleva aprire l’attività insieme al L.A. ma questi, dopo aver ricevuto il prestito, le aveva fatto presente che L.R. non poteva essere socia in quanto non aveva l’abilitazione all’esercizio di attività di parrucchiere e quindi sarebbe dovuta essere assunta come dipendente ricevendo poi mensilmente, oltre alla busta paga, anche la restituzione rateale del prestito.
Inulte dire che nulla di tutto ciò accadeva e, pertanto, L.R. ricorreva in Tribunale assistita dall’Avv. Bartolini per ottenere ragione. La difesa di L.R. temendo che i mutamenti societari potessero pregiudicare le ragioni della propria assistita proponeva ricorso per sequestro conservativo dell’azienda di L.A., richiesta che veniva completamente accolta dal Tribunale bloccando così l’attività posta in essere a spese e beffe di L.R.