La separazione , si sa, è sempre dolorosa. Il fallimento di un progetto su cui le parti avevano investito per tutta la vita. Purtroppo la quotidianità , i problemi di lavoro e non , spesso non aiutano a dipingere quel quadro idilliaco, quasi fiabesco, che ci eravamo immaginati al momento del matrimonio. Si arriva così alla rottura del rapporto, inizialmente quasi impercettibile – meglio si parlerebbe di incrinatura – per poi trovarsi in tribunale ad odiarsi.
Ed ecco che si chiederebbe al Tribunale, nella persona di chi è preposto a giudicare, di attendere a quell’idea di giustizia che l’uomo ha sempre cercato di raggiungere nella emanazione delle proprie leggi.
Fu così che un bel giorno Tizio si trovò in Tribunale citato dalla moglie la quale aveva proposto separazione giudiziale, senza neppure provare a trovare un accordo con il marito, e che lo aveva sbattuto fuori da quella casa che era della suocera e che , in tempi non sospetti, questa le aveva cointestato donandola e formalizzando il tutto con una simulazione di vendita.
Ecco che Tizio, riuscito a rientrare in casa e deciso a non andarsene da quella casa davvero familiare per lui che era cresciuto tra quelle mura, ce la fece a far allontanare la moglie da quella casa facendola trasferire dai suoi genitori : scelta che ella prese di sua sponte.
Fu così che si arrivò all’udienza presidenziale dopo alcuni mesi in cui, neppure a dirlo, la madre impedì al padre di vedere i suoi figli .All’udienza presidenziale la madre non ritornò nella casa coniugale visto che da questa si era allontanata spontaneamente e venne stabilito un diritto di visita per il padre nonché un contributo al mantenimento. La madre ovviamente continuò a non far vedere i figli al padre e reclamò tale ordinanza in quanto voleva a tutti i costi tornare in casa e buttare fuori il marito.
All’udienza di appello Caia produsse una prescrizione medica riferita al marito sostenendo che questo era pazzo e che tale certificazione era la prova provata della veridicità di quanto sostenuto. La Corte di Appello non fece rientrare Caia in casa ma , sulla base di quella semplice prescrizione medica , fece come Ponzio Pilato e cioè si lavò le mani da qualsivoglia responsabilità e dispose incontri protetti tra il padre ed il figlio minore, almeno per un periodo iniziale. Il periodo iniziale stà durando da più di un anno e siamo ritornati al giudice istruttore la quale , simpatizzando per la categoria sessuale di sua appartenenza, non ascolta le ragioni del marito prendendo provvedimenti vergognosi e a dir poco inopportuni. Basti pensare che Caia , seppur avesse perso il diritto alla assegnazione della casa, ha voluto e preteso la chiave della abitazione per potervi accedervi , a suo dire, per ritirare i vestiti dei figli che in inverno morivano di freddo . Peccato che i vestiti erano già stati prelevati dalla madre e che tali accessi fossero solo un pretesto per vendicarsi del marito ( di cosa non si sa visto che ella durante il matrimonio l’aveva pure tradito e lui l’aveva perdonata). Una volta, infatti, Tizio trovò la porta di casa fracassata, un’altra volta trovò le foto strappate, un’altra volta non trovò più le foto del figlio. Al che, anche la pazienza ha un limite e questi impedì nuovi accessi a Caia che si rivolse al giudice per avere l’autorizzazione all’accesso. Questi , ovviamente, inaudita altera parte, concesse la possibilità a Caia di entrare in casa, permettendole, l’accesso . Entrata in casa Caia portò via dall’immobile lampadari, televisori, mobili, armadi ecc. Tizio rientrato in casa dovette ringraziare quell’attento giudice che ben si era guardato la causa e che non aveva notato neppure che Caia aveva già diverse denunce pendenti per diffamazione, ingiuria, danneggiamento, appropriazione indebita e che aveva messo su i propri figli contro il padre i quali da oltre un anno non avevano più incontri regolari ed effettivi con il padre.: la persona giusta, insomma, da darle fiducia e da credere sulla parola! Eppure la documentazione prodotta non era poca:lettere , email e sms dei figli al padre con cui gli manifestavano il loro affetto definendolo come “il padre migliore del mondo” ; poi dopo la presentazione del ricorso e la convivenza esclusiva con la madre anche i figli avevano iniziato ad odiare il padre , condizionati da Caia. Le carte erano tante e la voglia di guardarsele, sicuramente, poca.
Stà di fatto che Tizio, stufo, ricorre con la possessoria ad altro giudice per riottenere i beni mobili e li riottiene – bè almeno sulla carta : Caia infatti si guarda bene da ottemperare quanto statuito dal giudice: cosa ci si deve aspettare dalle persone per bene!!
Intanto Caia propone una causa di divisione della casa che non era sua ma su cui ha accampato ogni possibile diritto, una causa di lavoro perché in costanza di matrimonio lavorava presso la ditta del marito, una causa per spese straordinarie ecc..
Eppure il giudice della separazione si sarebbe dovuto domandare che interesse può avere una madre nei confronti dei propri figli nel chiedere la divisione di una casa che sarebbe rimasta a loro e di cercare di far andare in bancarotta il marito che comunque è l’unico sostentamento della famiglia, visto che Caia si guarda bene dal lavorare. Chi non sa darsi risposte non faccia domande e quindi ben muoia Sansone con tutti i Filistei ove Dalila avrete già capito chi è!
Tizio non si arrende e si rivolge al giudice istruttore per richiedere la revoca del provvedimento con cui gli si impediva di vedere il figlio liberamente. Il giudice istruttore fissava udienza alla quale non decideva perché Tizio, dovendo lavorare, non si era presentato ( !!!) nonostante lei – il giudice – non avesse espressamente richiesto la sua presenza !!
Data di rinvio: ovviamente dopo Natale!! Un altro Natale senza il proprio figlio non sarà facile…..ma di ciò dovremmo ringraziare chi invece di porre la dovuta attenzione agli atti forse davvero pensava già ai regali di Natale : contenti noi di aver già ricevuto il dovuto dono contenente un pacco con all’interno scritto “ La Legge è uguale per tutti coloro che non la capiscono”!!!